In occasione dell’avvio dell’anno scolastico 2020/2021 anche in Emilia Romagna, Stefano Versari, direttore generale dell’URS (Ufficio Scolastico Regionale) ha voluto indirizzare a tutti una lettera di saluto
“Qui si parrà la tua nobilitate”
(Dante Alighieri, La Divina
Commedia. Inferno 2, 7-9)
In questo anno scolastico sento la necessità di rivolgermi innanzitutto al mondo adulto che realizza la scuola nel quotidiano: docenti, Dirigenti scolastici, personale amministrativo e tecnico, collaboratori scolastici. Anche ai genitori, determinanti per curare il terreno educativo e portatori nella scuola di cultura esperienziale. Inoltre al misconosciuto personale ministeriale, essenziale per la realizzazione del servizio scolastico.
Quello che inizia è un anno scolastico “complesso”. Abbiamo lavorato intensamente per farlo partire. Il cammino è stato tortuoso perché ci siamo mossi in un terreno a noi sconosciuto. Mai si era verificata una situazione di tale difficoltà, nel dopoguerra.
In questi mesi abbiamo visto crescere, giorno dopo giorno, la consapevolezza diffusa dell’importanza del “fare scuola”, per fare il bene presente e futuro di ciò che costituisce la nostra speranza: i giovani. È maturata una attenzione alla scuola non sperimentata in passato.
Allo stesso tempo, abbiamo sentito crescere attorno a noi ed in noi ansie, timori, dubbi sulle difficoltà e i rischi della ripartenza. Abbiamo anche assistito ad una sorta di “crescendo rossiniano” nell’enfatizzazione delle difficoltà.
Entrambi questi aspetti – centralità della scuola per i giovani e diffusione di timori rispondono al principio di realtà e coesistono, oggi, come mai prima.
Che fare dunque? Innanzitutto, rammentare che il mondo adulto ha la responsabilità di essere “riduttore di ansie”, rispetto al mondo giovanile. Perché quest’ultimo non dispone degli strumenti emotivi ed esperienziali necessari per gestire ansie eccessive. I piccoli, i giovani, ci guardano e imparano da noi per osmosi, nel bene e nel male. Insomma, certamente occorre re-imparare a contenere meglio le ansie, per evitare che queste paralizzino l’agire nostro, degli altri e ancor più dei giovani. Necessario è, a tale fine, contrastare le solitudini e rafforzare le comunità, professionali e sociali. Ridurre le ansie non significa certo mistificare la realtà. Al contrario, ci compete dis-velarla fornendo strumenti per leggerla ed affrontarla criticamente.
“Ridurre le ansie” con quale scopo? Semplice: per fare scuola e farla per quanto possibile bene. Ricordiamo? C’era la scuola anche nel Ghetto di Terezin. C’è la scuola in mondi circondati da guerre, epidemie e miserie. L’educazione è segno di “speranza contro ogni speranza”.
Dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo, impegnarci per fare scuola bene, al tempo del CoVID-19. È motivo e condizione di speranza per il popolo italiano. Lo dobbiamo perché la scuola è il bene prezioso che ci è affidato. Siamo tenuti a conservarlo e migliorarlo perché è patrimonio di tutti, arricchito faticosamente negli anni da milioni di educatori. È la sfida di questo anno per tutto il personale della scuola e per tutti i genitori. Una sfida che chiede un impegno inusitato per essere vinta. Cercare di chiudere la partita in parità è ignavia.
“Qui si parrà la nostra nobilitate”.
IL DIRETTORE GENERALE
Stefano Versari